Luciano Parisisocio fondatore

Luciano Parisi
Segni e parole nel cammino dell'arte
Luciano Parisi, di origine pugliese, si trasferisce a Roma nel 1980. Qui matura il suo amore per la scena a stretto contatto con il teatro sperimentale e di avanguardia di Leo De Bernardinis e frequenta contemporaneamente i corsi di teatro tenuti alla Università La Sapienza dal grande Eduardo De Filippo.
Alla fine degli anni Ottanta fonda l’associazione artistica “Art Production”, con l’intento di mettere a confronto più artisti, di provenienza e linguaggi diversi, che amano creare eventi d’avanguardia, come poteva essere l’avanguardia in quegli anni.
Si trasferisce a Londra nel 1980, per cimentarsi nella fotografia, che per quattro anni assorbe tutti i suoi interessi. L’esperienza acquisita nel periodo londinese è di fondamentale importanza per gli anni futuri, grazie alla frequentazione degli studi fatti presso il Paddington College e all’esperienza nello studio di Bob Allen Photografer.
Rientrato in Italia espone suoi lavori e promuove mostre fotografiche per far conoscere giovani talenti. La genialità creativa di Parisi si cimenta ancora in altri campi. Fonda negli anni Novanta la Casa di design “Immage Event Roma” e qui progetta oggetti per arredo: punti luce, arazzi, letti, lampade, che emanano luce e proiettano immagini in movimento. Ricicla pezzi di modernariato che inserisce nelle sue creazioni e riscuotono notevole successo anche all’estero.
La frequentazione della school of ” Visual Performing arts” di Londra, nel Biennio 1990-92 si rivela di fondamentale importanza nel cammino dell’artista alla ricerca di un proprio linguaggio, che trova espressione nella fotografia e nella performing art.
Il bianco e il nero, fortemente presenti nelle opere di questo periodo, sono evidenziati dall’aggiunta di materie povere: chiodi, tela di sacco, colla o gesso, che sottolineano un io profondo in immagini di sofferta quotidianità. L’occultamento parziale del volto o del corpo, veicolo anch’esso linguistico di lacerazioni in atto, diventa rivelatore della frammentazione dell’essere.
Anche l’amore, che potrebbe generare gioia o momento di pausa dalla sofferenza del quotidiano, è visto dall’artista come violenza, paradosso esistenziale di cui il corpo umano, diventato campo d’indagine, è esposto al rischio di una partita ambivalente.
La vita non concede edonismi: solo l’arte può riempire i vuoti esistenziali, assumere il ruolo palingenetico nei modi della contemporaneità. La casa divisa a metà contro un muro giallo, in uno dei suoi video, è ricordo del passato, sogno presente di un’ipotetica ricomposizione dell’io.
Dai viaggi e soprattutto dalle meditazioni sul pensiero orientale, Parisi trae materia di conoscenza, per pensare oggetti d’arredo che vivono di una vita autonoma. La luce, che emanano le sue lampade, acquista valenza simbolica nella interazione con l’ambiente, in una rappresentazione in continuo divenire dove la tecnologia non è mai vissuta in modo neutro o acritico. “Performing art” si chiude con la visione di una parola scritta: una richiesta d’amore nel muto deserto della contemporaneità.
Negli ultimi video la raffinatezza del disegno, unita all’immagine fotografica “contaminata”, arriva a comunicare, in modo inequivocabile, il dramma dei nostri tempi. E’ vero, siamo tutti viandanti sulla strada dell’esistenza, che ci pone dinanzi alle deformazioni, a un uomo diviso, lacerato, ingabbiato, lasciato solo in attesa forse di una probabile resurrezione. Il linguaggio delle immagini, che si sviluppa nei modi di un nuovo surrealismo, non lascia spazio a sogni sublimi, ma induce alla riflessione sul futuro dell’uomo, prima che questo subisca una mutazione irreversibile. Crocefissi senza testa, scheletri di città inesistenti, letti sospesi nel vuoto, alte barriere senza senso, quasi diaframmi di un’esistenza in estinzione, relitti di esplorazioni cosmiche, non portano a nulla. In questa denuncia così radicale, solo l’infinita poesia delle forme e di un’anima incontaminata, come quella che spesso appare nei video di bambini dallo sguardo innocente, ci potrà salvare.
Molteplici sono i riferimenti alle opere del grande Francis Bacon e ad un surrealismo di algida bellezza, come quello di Renè Magritte. Queste suggestioni però sono diventate altro, come deve essere. I tempi sono mutati, come mutata è la nostra sensibilità, non indifferente alle tragedie del tempo presente. Mi sembra che l’artista voglia suggerire proprio questo: prima che l’uomo finisca ingabbiato, o sospeso nella menzogna, c’è un’altra via che il linguaggio dell’arte indica. Attraverso le immagini e la musica, che mirabilmente accompagnano i video, costruiti con estremo rigore compositivo, Parisi ci porta a riflettere sul presente, sulla nostra necessità di nutrirci di bellezza, non di “orrore”, sul nostro insopprimibile istinto di voler vedere oltre e di capire l’universo a cui apparteniamo. Infatti negli ultimi video appaiono, come d’incanto, come una folgorazione, improvvise visioni di luce in spazi sconfinati e senza tempo, che fanno ben sperare e ci confortano sul nostro possibile futuro.
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